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Sweet Bologna, la dolcezza sotto le Due Torri


Oggi l'occasione è ghiotta (in tutti i sensi :)) per parlarvi del primo appuntamento di quello che mi auguro diventerà l'evento di riferimento della pasticceria in Italia.
Sto parlando di Sweet Bologna che prenderà il via questo fine settimana da sabato 3 a domenica 4 dicembre.
La centralissima via Rizzoli si animerà con gli stand dei pasticceri bolognesi  che per due giorni oltre a proporre le loro creazioni si sfideranno su due fronti:
  • una rivisitazione del dolce-simbolo di Bologna, la mitica Pinza e
  • creare un nuovo dolce rappresentativo della città


 I maestri pasticceri che si sfideranno a Sweet Bologna:

Forno Pasticceria Valentini
FeliCity Café
Gamberini
Bakery Station
Pasticceria Cioccolateria Ben Ti Voglio
Pasticceria La Borbonica
Pasticceria Beverara
Fiordaliso Ristorante Caffetteria Pasticceria
La Torteria


A Sweet Bologna ci saranno due giurie, una popolare ed una professionale che giudicheranno i dolci e decreteranno il vincitore.
La giuria popolare potrà votare acquistando un piccolo assaggio da tutti e ricevendo un timbro sulla scheda di voto.
La giuria professionale sarà composta da professionisti del settore.

Insomma, un evento da non perdere!
Non potevo scatenarmi in una delle mie vignette, stavolta è il Nettuno ad andarci di mezzo, diciamo che l'ho un pò addolcito! :))

In più, questa è per me l'occasione per fare il tifo per una persona speciale, un ragazzo come ce ne sono pochi oggigiorno (oddio! parlo come mia nonna!!! :-D), proprio così. Federico Bardasi è uno dei pasticcieri della Pasticceria Beverara. 
Solitamente non promuovo attività o prodotti, ma in questa occasione ho fatto molto volentieri un'eccezzione!
Federico è una new entry in questa pasticceria, è giovane ma ha già una grande esperienza alle spalle, nonchè possiede un  indubbio talento per la pasticceria, tanta umità e tanta voglia di fare. Un ragazzo d'oro, che con le sue qualità riassume perfettamente uno dei miei motti preferiti  "sapere, saper fare e saper essere". E lui è tutte queste cose insieme.
Lo staff della Pasticceria Beverara
                    

Dite che è troppo per una sola persona? :-)  Andatelo a conoscere questo week-end allo stand della Pasticceria Beverara e vedrete se non sarete d'accordo con me!
Conoscerete anche gli altri componenti dello staff, i proprietari Vincenzo e Luca Porretto, quest'ultimo vincitore di numerosi riconoscimenti e protagonista del programma televisivo "Il Mago delle Torte" in onda sul canale È TV Rete 7 con le sue torte scenografiche, creative e dal forte impatto visivo.

Completa lo staff, il pasticcere Marco Ferroni,

Contatti:
Pasticceria Beverara
Via G. Matteotti, 183
40013 Castel Maggiore BO
Tel. 051/6345354
Web

Facebook

Visto che uno dei dolci oggetto della sfida è la mitica Pinza bolognese, mi è venuta voglia di rifarla!
Ho testato diverse ricette, ora quella che uso di solito è di Gino Fabbri che utilizza l'impasto della ciambella bolognese.
Eccola qui:






























per la ciambella bolognese
dosi ricalcolate per 500 g di impasto
250 g di farina 00 (debole) 
8 g di lievito in polvere (baking)
50 g di burro morbido
100 g di zucchero semolato
63 g di uova pastorizzate
50 g di latte intero
scorza di un quarto di limone
per il ripieno:
250 g di mostarda bolognese
zucchero a velo
latte per spennellare la superficie 

Fate la fontana con la farina setacciata e il lievito. Aggiungete lo zucchero, le uova, il latte e la scorza di limone grattugiata, infine il burro molto morbido (quasi fuso).
Impastate giusto il tempo per amalgamare gli ingredienti, formare una palla e avvolgerla in pellicola trasparente. Riponete in frigo per un'ora.
Stendete l'impasto in un rettangolo, spalmatevi sopra per 3/4 della superficie la mostarda bolognese, chiudere a pacchetto e stringere i bordi.
Spennellare con poco latte e cospargere di zucchero.
Infornate per 30 minuti a 180°C fino a quando non è ben dorata.




La Romagna in una Lasagna.. ovvero: Lasagna di rucola con sugo di scalogni e prosciutto e besciamella allo Squacquerone


Seconda lasagna per la sfida n.42 dell'MTChallenge, e non poteva essere diversamente.. adoro questo piatto!
E' stato bellissimo riprendere una manualità un pò arrugginita: lo ammetto, non faccio lasagne tutte le settimane! ma grazie a Sabrina e all'MTC ho imparato tanto, dalla sfoglia alla composizione della lasagna e riacquisire dimestichezza con questa preparazione mi ha "smosso" il neurone :-) Fra le diverse versioni che mi sono venute in mente, questa mi sembrava la più giusta da proporre in onore di Sabrina e della Romagna: rucola+prosciutto+squacquerone che poi altro non è una delle classiche e più amate farciture della mitica piadina romagnola, che ho fatto letteralmente "traslocare" dalla piadina per accasarsi fra gli strati di questa lasagna:  la rucola l'ho messa nell'impasto, perchè non si dice Romanga senza dire rucola :-) il prosciutto ha arricchito il sugo a cui ho aggiunto gli adorati scalogni e  lo Squacquerone di Romagna Dop ha reso speciale la besciamella.

Et voilà:



Lasagna di rucola con sugo di scalogni e prosciutto e besciamella allo Squacquerone
Ingredienti per 4 persone
Teglia 20x20
Per la sfoglia:
200 g di farina tipo 1 grano rosso "Bologna"
100 g di semola
30 g di rucola
3 uova
Per il sugo:
300 g di macinato di prosciutto
4 scalogni
400 g di polpa di pomodoro
pepe nero al mulinello
3 cucchiai di olio evo q.b.
una noce di burro
Per la besciamella
40 g di burro
35 g di amido di mais o fecola
250 ml di panna fresca
300 g di Squacquerone di Romagna Dop
sale e pepe bianco

150 g di Parmigiano Reggiano grattugiato

Preparate il ragù:
in una padella capiente scaldate l'olio con il burro poi unitevi gli scalogni affettati sottilmente e fateli appassire a fuoco basso.
Aggiungete il macinato di prosciutto e fate insaporire qualche minuto sempre a fiamma bassa (non cuocetelo troppo in questa fase e non tenete la fiamma troppo alta altrimenti abbrustulisce subito  e diventa super super salato).
Unite il pomodoro e il pepe macinato al momento. Mescolate, coprite e fate cuocere a fuoco bassissimo per circa due ore. Scoperchiate l'ultimo quarto d'ora per far asciugare un pò il ragù. Fate raffreddare.

Sbollentate la rucola qualche minuto e tuffatela subito in una bacinella di acqua ghiacciata. Strizzatela bene e tritatela al coltello.
Sopra alla spianatoia setacciate le farine e formate il classico cratere, rompete al centro le uova ed aggiungete la rucola. Sbattete le uova energicamente con una forchetta, amalgamando bene albume e tuorlo e incorporate a poco a poco la farina dal bordo interno. Quando l'impasto avrà preso un poco di consistenza copritelo con il resto della farina e cominciate ad amalgamarla sollevando l'impasto dal fondo e portandolo sopra con l'aiuto di una spatola o solo con le mani. (In questa fase potrete vedere la quantità di farina che l'impasto riuscirà ad assorbire, che non necessariamente sarà tutta quella prevista. Consiglio quindi di aggiungerne man mano che sentite che l'impasto ne richiede).
Impastate brevemente poi pulitevi le mani e la superficie del tagliere. Riprendete l'impasto e lavoratelo per circa 4-5 minuti con movimenti delicati senza schiacciarlo verso il basso con troppa forza, ma anzi, massaggiandolo verso l'esterno.
Formate una palla, ponetela su un piatto e copritela con una ciotola capovolta. Lasciatela riposare circa 30 minuti.
Tirate la sfoglia al mattarello fino ad ottenere uno spessore di 1-2 mm. Lasciate seccare la pasta per un'ora poi ritagliate dei quadrati di pasta della dimensione della vostra teglia.

Per la besciamella:
In una larga padella sciogliete il burro e fatelo schiumare un paio di minuti in modo che l'acqua evapori (in questo modo si previene la formazione di grumi), aggiungete l'amido tutto in una volta e mescolate energicametne in modo che il burro venga assorbito uniformemente.
Scaldare leggermente la panna e unirla al roux sempre mescolando fino a che la besciamella cominci ad addensarsi. Coprite, abbassate la fiamma e cuocete per circa 10-15 minuti. Verso fine cottura unite lo squaquerone, mescolate bene per amalgamarlo al resto, regolate di sale e pepe e spegnete. Tenete da parte.

Cuocete i riquadri di sfoglia in acqua salata, tuffatene uno-due alla volta per pochi secondi, quando l'acqua riprende il bollore scolateli e immergeteli in una bacinella di acqua fredda. Poneteli su un canovaccio pulito in modo che asciughino. Ripetete l'operazione fino alla fine dei riquadri.

Componiamo la lasagna:

Imburrate bene la pirofila.





Ponete un riquadro di sfoglia sul fondo, cospargetelo con ragù e sopra mettete una generosa manciata di Parmigiano Reggiano grattugiato. 




Coprite con un altro riquadro di sfoglia e fate uno strato con la besciamella e altro Parmigiano.


Continuate in questo modo con gli altri strati, finendo in ultimo con uno strato di ragù, qualche cucchiaiata di besciamella e una spolverata generosa di Parmigiano.


Ponete in forno pre-riscaldato a 200°C per circa 20 minuti.



Sfornate, lasciate riposare dieci minuti e svenite.. oppsss!! volevo dire servite :-D







PRONTA PER IL FORNO!!




Con questa ricetta partecipo all'MTChallenge n.42 dedicato alla lasagna!



 gli sfidanti



Lasagne di grano rosso antico con ragù dell'aia e vellutata al Pignoletto



Ci fu un sociologo che parlando della lasagna la elesse a simbolo della stratificazione sociale della Bologna antica, dove ad ogni strato di sfoglia, ragù e besciamella corrispondeva un differente ceto sociale, tutti però accomunati da un unico destino. La lasagna in effetti, come tutte le preparazioni a strati, si presta molto a simbolismi e analogie. Senza arrivare ad elucubrazioni tanto alte, posso dire che per me,  l'unica cosa certa è che la lasagna (assieme al tortellino) rappresenta l'espressione massima di bolognesità, associata all'idea di casa, calore e festa. Non chiamiamola "comfort food" però, se ne avrebbe sicuramente a male :-) 
La lasagna come emblema della Bologna grassa e opulenta, ma anche dell'ironia e dello spirito scanzonato irriverente dei suoi abitanti, che hanno da sempre una filosofia tutta loro riguardo alla vita e come andrebbe presa. Filosofia perfettamente esplicitata nelle canzoni di Andrea Mingardi, cantautore e bolognese doc, soprattutto in questa, intitolata "Socc'mel" :-) di cui vi riporto alcune strofe, mentre il sottofondo ce l'avete già nelle orecchie :-) 

Quand t'i stóff... socc'mel! Et ròmp i marón... socc'mel!
Quand t'è sann... socc'mel! E i fan dal casén... socc'mel basta!
Gig' l'ha vént... socc'mel quanto? Quéng' milièrd al lotto... socc'mel busan!
Ioffa l'é mórt...eh puvrén! A iè gnó un scarabacén... socc'mel, ec pugnatta!

...
Mortacci, belìn?... No,no! Bìschero, pirla?... Mo nianc!
Mannaggia, va in mona?... Mo se! Ostrega minchia?... Mochè!

Quand l'é fradd... socc'mel! Quand l'é chèld... sempre socc'mel!
Come passa il tempo... non ci son più le mezze canzoni!
Guarda che tramonto... socc'mel che bel tramonto!
T'i tròp bèla... socc'mel stì béla!
Un gol ch'l'é un spetàquel... socc'mel che gnòc!
San qué in mèz al tràfic... du maron, socc'mel!
Im han inculè la màchina... eh, ban bàn!
...

Ringrazio infinitamente Sabrina, vincitrice della sfida n.41 sul riso, per aver proposto questo piatto per la sfida n.42 : non solo per la sua assoluta bontà, ma perchè essendo così versatile ognuno di noi può interpretarla in maniera assolutamente personale, e darle quel sapore e quel profumo che ti fa sentire "a casa". 
La lasagna è per me come una coperta spessa, di quelle che ti avvolgono e ti tengono al caldo, al riparo da tutto -e da tutti. Ed è così che ho immaginato Sabrina non appena saputo della scelta della ricetta :-): seduta sulla sua poltrona preferita, davanti a uno dei suoi camini, sorseggiando un tè, con una splendida vista sulle Due Torri e una coperta speciale... :-)


Per la mia personale versione della lasagna al forno ho voluto rendere omaggio al mondo contadino, origine di molte cucine tradizionali italiane, senza eccezione per quella emiliano-romagnola.
E così è nato questo ragù dell'aia, fatto con gli animali che, in questo luogo-simbolo della vita contadina, scorrazzano felici (perchè ancora ignari di ciò che li aspetta :-) : anatre, faraone e tacchini che un tempo, al bisogno, finivano cucinati in varie maniere. Io li ho messi in questo ragù, da cuocere a fuoco lentissimo, con pazienza e amore, rispettando le diverse cotture di ciascuno.
Per accompagnare cotanta opulenza, una vellutata con un tocco tipico delle nostre zone: un poco di Pignoletto che è il nostro vino per eccellenza, quello per cui non serve mai una scusa o una ricorrenza, si beve e basta.
Per l'impasto della sfoglia ho usato una farina 0 macinata a pietra di grano rosso antico tipo "Bologna" che viene coltivato nelle colline sopra casa mia, al Farneto, da un'azienda agricola che lavora ancora come una volta. Come insegnano le sorelle Simili "la farina più indicata per fare la sfoglia è la 0 perché nella 0 c'è ancora la presenza di una parte dell'involucro, "le ceneri", che la rendono più rustica e profumata" e vi posso assicurare che questa sfoglia aveva un profumo da svenire!

E allora via..:

Lasagne di grano rosso antico con ragù dell'aia e vellutata al Pignoletto
per 4 persone (teglia cm 20 x 20)
Per la sfoglia
300 g di farina tipo 0 grano rosso antico
3 uova medie
 Per il ragù
400 g di petto d'anatra
300 g di faraona (petto e coscia)
300 g di petto di tacchino
1 carota
1 costa di sedano
1 cipolla bianca media
3 cucchiai di strutto
2 rametti di timo fresco
2-3 foglie di salvia
2 rametti di rosmarino
2-3  foglie di alloro
qualche chiodo di garofano
1 bicchiere di vino bianco (io Pignoletto delle colline d'Imola)
500 g di passata di pomodoro
noce moscata q.b.
sale fino e pepe nero al mulinello q.b.
 Per la vellutata
40 g di burro di ottima qualità
40 g di farina (io ho usato la stessa della sfoglia)
300 ml di fondo bianco *ricetta qui
200 ml di Pignoletto delle colline d'Imola
sale e pepe bianco q.b.
noce moscata q.b.
Per completare:
 100 g di Scoperino grattugiato
50 g di Parmigiano Reggiano grattugiato

Prima cosa da fare preparate il ragù (anche il giorno prima): questo ragù prevede una prima cottura dei tre tipi di carne separatamente, visti i diversi tempi di cottura, che saranno poi uniti per la cottuara finale.
Tritate gli odori finemente.
Tagliate al coltello il tacchino e la faraona in pezzi finissimi.
Tagliate a pezzi più grandi l'anatra, mantenendo la pelle.
In tre diverse casseruole (una più grande e due più piccole) sciogliete un cucchiaio di strutto per ciascuna e fate soffriggere un terzo del trito di odori.
Nella casseruola più grande mettete l'anatra con i rametti di timo, in un'altra la faraona con il rosmarino e nella terza il tacchino con la salvia e fate rosolare bene a fuoco medio.
Sfumate ciascuna carne con un terzo di bicchiere di vino e regolate di sale e pepe al mulinello.
Coprite, abbassate le fiamme al minimo e fate cuocere: l'anatra per un'ora, la faraona una mezz'ora e il tacchino per circa 15 minuti.
Togliete l'anatra e privatela della pelle e sminuzzatela al coltello, stessa cosa fate per la faraona.
Unite nella casseruola dell'anatra le altre carni con gli odori e tutti i fondi di cottura, aggiungete la passata di pomodoro, l'alloro e i chiodi di garofano chiusi in una garza, coprite e fate cuocere un'ora e mezza mescolando di tanto in tanto. Trascorso il tempo spegnete il fuoco e aggiungete una generosa grattugiata di noce moscata. Togliete la garza con gli odori e fate raffreddare.

Per la vellutata: in una padella dai bordi alti fate sciogliere il burro fino a che non comincierà a schiumare, fate cuocere ancora un minuto affinchè il burro perda gran parte dell'acqua che è la causa della formazione dei grumi quando si aggiunge la farina (Bressanini docet). Dopo circa un minuto aggiungete la farina e mescolate vigorosamente con una frusta in modo che la farina venga incorporata completamente al burro. Continuate a cuocere per circa 2 minuti poi abbassate la fiamma e cuocete per un altro minuto. 
Aggiungete quindi il fondo bianco a temperatura ambiente tutto in una volta, mescolate vigorosamente con una frusta e quando il roux si è sciolto aggiungete il Pignoletto mescolando continuamente e portate ad ebollizione.
(Bressanini spiega che è meglio aggiungere i liquidi freddi o a temperatura ambiente perchè se non abbiamo mescolato bene nella fase iniziale, il liquido caldo gelificherebbe eventuali grumi di farina impedendo al liquido di penetrare all'interno e scioglierli, col risultato di avere una vellutata con grumi).
A poco a poco la vellutata comincerà ad addensarsi, a questo punto coprite, abbassate la fiamma al minimo e cuocete per circa dieci minuti. Regolate di sale, pepe bianco e una grattata di noce moscata.

Preparate la sfoglia: setacciate la farina sulla spianatoia e formate la fontana. Rompete le uova nel centro e con una forchetta sbattetele bene fino ad amalgamare perfettamente tuorlo e albume. Cominciate ad incorporare un pò di farina prelevandola dalla circonferenza interna del cerchio in modo da addensare le uova. Coprite le uova completamente con il resto della farina e con l'aiuto di una spatola o con le mani se siete già esperte, sollevate dal fondo la farina impastandola verso il centro fino a che l'impasto cominci a formarsi.
Coprite l'impasto con una ciotola e pulite bene la spianatoia e le vostre mani.
Riprendete l'impasto e cominciate ad impastarlo delicatamente senza schiacciarlo verso il basso ma con movimenti in avanti, verso l'esterno. Impastate brevemente, non più di 4-5 minuti altrimenti la sfoglia risulterà troppo liscia. 
Formate una palla e ponetela su un piatto, coprendola con una ciotola. Fate riposare l'impasto almeno 30 minuti.
Tirate la sfoglia col mattarello con movimenti sempre verso l'esterno, con i polsi paralleli alla spianatoia, senza schiacciare verso il basso, ma verso l'esterno davanti a voi.

Quando la sfoglia sarà dello spessore di circa 2 mm lasciatela asciugare poi ritagliatela in riquadri delle dimensioni della vostra teglia.


Sbollentate ogni riquadro in acqua salata per pochi secondi (il tempo che l'acqua ritorna a bollore e togliete subito) poi tuffateli in acqua ghiacciata e stendeteli su un canovaccio pulito ad asciugare.






Pre riscaldate il forno a 200 °C
Imburrate bene la pirofila, ponete un riquadro di sfoglia e cospargetelo di ragù, aggiungete una generosa manciata di Scoperino e Parmigiano Reggiano grattugiato e coprite con un altro riquadro di sfoglia.
Coprite la superficie con la vellutata e una spolverizzata di formaggi e ponete sopra un'altro riquadro di sfoglia. Ripetete con un'altro strato di ragù e scoperino+parmigiano, un riquadro di sfoglia e sopra uno strato di vellutata. (il procedimento che ho usato è quello che suggeriscono le Simili e cioè tenere separati il ragù e la besciamella da uno strato di sfoglia: la protagonista deve rimanere la sfoglia che si deve sentire bene. Riporto le loro parole:

"La prima cosa importante da tenere presente è che in questo piatto è vitale sentire la pasta altrimenti avrete la sensazione di mangiare delle forchettate di sugo trasformando il tutto in un piatto eccessivamente ricco. La pasta deve rimanere in prima persona facendo da strato separatore per cui tenete lo spessore della sfoglia non eccessivamente sottile ma, soprattuto, tenetela estremamente al dente, quasi rigida. Non mettete la besciamella sul ragù o, peggio, nel ragù perché riuscireste solo a confondere i sapori e la besciamella perde la sua dolcezza e il ragù la sua personalità, il risultato è un sapore piatto e monotono. Ciò che le rende più piacevoli è il contrasto tra questi due elementi."

Mettete infine l'ultimo riquadro di sfoglia, cospargetelo di ragù e di abbondante Scoperino+Parmigiano. 
Fate cuocere in forno per circa mezz'ora.
Sfornate e fate riposare dieci minuti prima di servire.



Nota: sarebbe buona norma "rincalzare" verso il basso i bordi della lasagna lungo tutto il perimetro per mantenerli morbidi. Io non lo faccio mai perchè tenendoli piatti i bordi in cottura si arricciano seccandosi un poco e diventando croccanti. Da bambina ricordo che in casa ci si divideva in due "fazioni": gli amanti della lasagna morbida e gli amanti della croccante, che perciò sceglievano i tagli in angolo. Io sono della fazione "lasagna croccante" perchè in una fetta si ha tutto: il croccante dei bordi e il morbido della parte centrale.. già da piccola facevo i miei calcoli ;-) ehehehehe
PRONTA PER IL FORNO!





























Con questa ricetta partecipo all'MTC di Ottobre dedicato alla Lasagna!


Le mistocchine bolognesi con composta di melagrana e vaniglia


Per me Bologna d'inverno ha sempre profumato di castagne. Da bambina il giro in centro aveva una tappa obbligatoria: il venditore di caldarroste. Ce n'erano diversi sotto i portici ognuno col suo grande paiolo arrugginito dal quale si sprigionava  un profumo fantastico che, mescolato al freddo e all'umidità, formava il profumo dei miei ricordi di bambina. 
Il cartoccio dentro il quale venivano vendute le caldarroste completava la poesia.
Mio padre e mia madre mi hanno spesso raccontato di altri venditori ambulanti, di altro cibo da strada (se penso al termine "street food" che va tanto di moda oggi, mi vien da ridere :-D) che appartiene, stavolta, ai LORO ricordi di bambini. 
E' la Bologna della guerra e degli anni subito a seguire. Anni duri, di estrema povertà. 
I venditori ambulanti più amati dai bambini si chiamavano mistocchinaie e vendevano, appunto, le mistocchine o mistochine, semplici dolcetti fatti di farina di castagne, acqua e poco altro e cotte sulla piastra. Alcune ricette prevedevano gocce d'anice, o mandorla amara o alchermes, altre un poco di latte, ma sempre ricetta povera e semplice resta.
I miei genitori ricordano ancora questi semplici dolcetti come una vera prelibatezza e quando, raramente, riuscivano a mangiarne, era una vera festa.
Il nome sembra derivi dal latino "miscere", ovvero mescolare, che poi è l'azione principale che occorre fare per preparare questi dolcetti, utilizzando un cucchiaio fino ad ottenere un composto omogeneo. Il composto veniva suddiviso in pezzi che a loro volta venivano schiacciati e data la forma ovale, tonda o anche a forma di orologi, violini, scarpe, cavallini, trombette, forme che in molti casi non erano dovute a stampi ma all'abilità delle mistocchinaie.   Le mistocchine venivano poi arrostite sopra la lamiera del fornello a legna poi messe una sopra l'altra in panieri di paglia per conservarne il calore. 
Le mistocchinaie si mettevano sotto i portici e con un paravento riparavano il fuoco che scaldava la piastra per la cottura, erano solitamente vestite di bianco con un fazzoletto bianco in testa. Una delle più famose mistocchinaie era all'angolo di via Marsala e via Mentana, ma molte si potevano trovare durante la fiera di Santa Lucia, sotto il portico dei Servi. 

La mistocchinaia era diventata una figura molto popolare ed amata a Bologna. Perfino Carlo Goldoni nella sua opera L'Impresario di Smirne la cita in poche righe: "Che vuol dir Mistocchina? Come quella giovane è bolognese, e che a Bologna chiamano mistocchine certe schiacciate fatte di farina di castagne, le hanno dato un soprannome che conviene alla sua patria, ed alla sua abilità.."

              

              Immagine opera

                          

IL MISTUCHIN
La mistuchinèra l'è tôta biènca:
biènch al fazzulèt ch'la pòrta in cò;
biènch al grimbialò-n ch'l'agh ha adòss;
biènch i calzzêt a mèza gamba;
biènch i patèl inti pia;
biènchi parssê-n il zzid e i sóvrazzêli.
Un spirai ad ssól al filtra da 'na sfèssa
fra i tandê-n dla fnèstra e al dvémta ènca lô
biènch par al spulvrazzê-n suspés a mèz'aria.
La zdóra l'è dria impastèr la farina castagna
ch'l'è tèt fina da ssulivèrla ssól a muvrass.
La fa un pastò-n bel ssòd,
e l'in staca di baluchê-n tôt prècis
ch'la pògia, ôn dria 'ch'l ètar, ssôl tuliri.
Pù, cul sgnadur pêcul, quèl da pulénta,
la i tira ssutil e tónd tôt intna manira:
il mistuchin igli è bèla chè fati!
L'ali infarina da tôti dó il band,
parchè in's ataca brisa ala piastra ruvénta
induv ch'ali pògia, tré o quatar par vòlta.
Manimna-n ch'ali prêla, as liva un sbôf'd fôm ch'al spargôla un udór da fèr gnir mêl vôi.
Agh vòl puch, trê-quatar minôt piô ò mèn,
parchè ch'il môcia al ssu bèl culór caramèla.
Al mucèt ssòt'al tvaiòl al crèss ala svèlta.
Tèndri musin prufumèdi igli è prónti.
Igli è una luvisia.

LE MISTOCHINE
La donna delle mistochine è tutta bianca:
bianco il fazzoletto che porta in testa;
bianco il gremembiule che indossa;
bianche le calze a mezza gamba;
bianche le ciabatte nei piedi;
bianche finanche le ciglia e le sopracciglia.
Un filo di sole penetra da una fessura 
fra le tendine della finestra e diventa esso pure
bianco nel pulviscolo sospeso a mezz'aria.
La massaia sta impastando la farina castagna
tanto fine da sollevarsi solo a muoversi.
Ne fa un pastone ben compatto
e ne distacca dei pezzetti tutti uguali, che
appoggia uno accanto all'altro sul tagliere.
Poi, col mattarello piccolo, quello da polenta,
li fa sottili e rotondi, tutti allo stesso modo:
le mistochine sono già confezionate!
Le infarina da ambo i lati
perchè non si attacchino alla piastra rovente
sulla quale le appoggia, tre-quattro per volta.
Nel rigirarle si alza uno sbuffo di vapore
che si disperde con un profumo che fa voglia.
Occorre poco, più o meno tre-quattro minuti,
perchè assumano il loro bel color caramellato.
Il cumulo coperto dal tovagliolo cresce in fretta.
Tenere, carine, profumate, sono pronte.
Sono una ghiottoneria.


Questa è la mia terza proposta per l'MTC, la sfida più entusiasmante e famosa del web, che questo mese grazie a Serena è interamente dedicata alla castagna. Ho voluto lasciare invariata la ricetta delle mistocchine, per assaggiarle proprio come dovevano essere quelle tanto amate dai miei genitori. 
Al sapore antico ho aggiunto una composta fatta con un frutto tipico di questa stagione, la melagrana, che col suo gusto asprigno (ingentilito però dalla vaniglia) ha ben contrastato il sapore dolce della farina di castagne e col suo bel  rosso rubino ha regalato un tocco di colore all'insieme.

Mistocchine con composta di melagrana e vaniglia
Ingredienti
(per circa 7-8 mistochine)
200 g farina di castagne
acqua q.b. 
un pizzico di sale
un cucchiaio di anicini (semini di anice)
oppure facoltativo, a piacere:
qualche goccia di liquore all'anice, o alchermes o mandorla amara
Per la composta di melagrana e vaniglia
(viene un barattolo da circa 250 g)
1  melagrana grande
1/2 mela con la buccia
75 gr di zucchero semolato
1 cucchiaio di succo di limone
1 bacca di vaniglia
1 punta di agar-agar in polvere

Iniziamo con la composta: in una ciotola sgranate la melagrana (io ho ricavato 300 gr di chicchi) e tagliate a tocchetti la mezza mela. Unite lo zucchero e riponete in frigo a riposare una notte coperto con pellicola trasparente.
Il giorno successivo mettete tutto in un pentolino, aggiungete un bicchiere scarso di acqua, il succo di limone e i semi e la bacca di vaniglia. Mettere sul fuoco medio-basso e cuocere per una buona mezz'ora. 
Trascorso questo tempo frullate il tutto con frullatore ad immersione o passaverdure e rimettete sul fuoco per un'altra mezz'ora.
Trascorso questo tempo ho passato il tutto al colino per eliminare i semini perchè non mi piace trovarmeli in mezzo ai denti, ma è assolutamente soggettivo.
Rimettete il tutto sul fuoco e aggiungete una punta di cucchiaino di polvere di agar-agar. 
Lasciate bollire per altri cinque minuti poi spegnete e travasate nel vasetto sterilizzato.
Chiudete bene il coperchio, capovolgete e lasciate raffreddare.
Nota: le composte, le marmellate e le varie confetture non assumono una consistenza gelatinosa se non contengono acidi, zuccheri e pectina nelle giuste proporzioni. Più alto è il contenuto di pectina, minore sarà lo zucchero e l'ingrediente acido (limone o altro) necessari. Per maggior informazioni su queste percentuali guardate qui. La melagrana è un frutto povero sia di acidi che di pectina, ecco il perchè della mela nella ricetta che oltre ad essere ricca di pectina (soprattutto nella buccia) ha ridotto il sapore un pò aspro della melagrana. 
Non volevo eccedere con la mela, per non alterare il sapore finale della composta, per cui ho aggiunto anche una punta di agar-agar in polvere per addensarla con più facilità.

Passate ora a preparare le mistocchine:
In un bricco scaldate circa 100 ml di acqua unite gli anicini, spegnete e lasciate in infusione per almeno 10 minuti. Filtrate e impastare con l'acqua ottenuta la farina di castagne e un pizzico di sale fino ad ottenere un composto compatto.
Dividerlo in tanti pezzetti grandi come una grossa noce (circa 30-40 g ciascuno).
Appiattire ciascun pezzetto con un mattarello dandogli forma tonda o ovale.

Lasciatele asciugare su un canovaccio. Nel frattempo ungere una piastra con strutto o olio oppure usare una padella antiaderente e riscaldatela a fiamma medio-alta.
Spolverizzate ciascuna mistocchina con altra farina di castagne su entrambi i lati (serve per non farle attaccare durante la cottura).
Cuocete per 3-4 minuti per lato o fino a che non saranno leggermente dorate.

Mangiarle subito calde, ricoperte con una generosa cucchiaiata di composta di melagrane!

E con questa ricetta (terza e ultima) partecipo all'MTC di Novembre dedicato alla castagna! 

Spuma di mortadella

Ciao a tutti! 
Come forse saprete già sono di Bologna, da generazioni. 
Amo la mia città e amo le ricette legate ad essa.
Dopo la torta di riso, la pinza, le tagliatelle al ragù, ecco a voi un'altra prelibatezza bolognese "doc"!
Signore e signori..... 
LA SPUMA DI MORTADELLA!!
La ricetta qui di seguito è stata solennemente decretata dall’Accademia Italiana della Cucina, delegazione di Bologna San Luca il 14 Ottobre 2004, e depositata con atto notarile presso la Camera di Commercio di Bologna, Palazzo della Mercanzia.

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