Pagine

Visualizzazione post con etichetta Antipasti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Antipasti. Mostra tutti i post

Capesante sous-vide con salsa olandese alla vaniglia e cipollotti saltati



Sfida MTChallenge Smart sulla tecnica del sous-vide o cottura a bassa temperatura sotto vuoto. Fattibile anche in casa anche senza la specifica attrezzatura se non un termometro digitale da cucina e qualche altra cosa normalmente presente in una casa.

Con la cottura sotto vuoto a bassa temperatura si può preparare praticamente qualsiasi tipo di cibo, dal carne al pesce, alle verdure alle uova e consente al cibo di conservare tutto il suo sapore, mantenendolo meravigliosamente morbido e dalla consistenza perfetta. Basta seguire alcuni accorgimenti, e controllare scrupolosamente tempi e temperature.

Ho pensato di testare questa tecnica preparando un antipasto con delle capesante, molluschi che spesso vengono rovinati dall'eccessiva cottura rende la loro carne da morbida a stopposa. Devo dire che è la tecnica perfetta per gustarle al meglio (delicate loro e delicata la tecnica) il risultato è stato ottimo! La freschezza del limone e dello zenzero ha bilanciato la salsa olandese e il cipollotto ha dato quel tocco di sapore in più che ha reso il tutttto molto buono.
E le capesante hanno "sguazzato" un bel pò.. :))


Capesante sous-vide con salsa olandese alla vaniglia e cipollotti saltati



per 2 persone
4 capesante (tenete da parte 2 conchiglie)
per la marinata
2 cucchiai di succo di limone
2 cucchiai di olio evo
un pezzetto di zenzero grattugiato

per la salsa olandese alla vaniglia
2 tuorli
mezza bacca di vaniglia
60 g di burro
2 cucchiai di limone
scorza di limone grattugiata
sale 

1 cipollotto novello
sale, pepe q.b.
olio evo q.b.
1 sacchetto frigo con minigrip
1 griglia da forno
3 mollette da bucato
1 termometro da cucina
1 pentola capiente dai bordi alti


pulire e sciacquare le capesante, toglierle dalla conchiglia e inserirle nel sacchetto frigo con chiusura minigrip con l'olio, il limone e un pezzetto di zenzero grattugiato
chiudere e riporre in frigo un paio d'ore

nel frattempo preparate la salsa olandese sbattendo in una ciotola di acciaio o vetro i tuorli con il succo di limone e un pizzico di sale, trasferite la ciotola su una pentola con un pò d'acqua in leggera ebollizione aggiungete a poco a poco il burro precedentemente fuso con i semini di vaniglia e fatto raffreddare, attendete che i tuorli abbiano assorbito bene prima di aggiungerne altro.
Continuate a mescolare con una frusta fino a che la salsa non si sia addensata. Toglietela da sopra la pentola e tenetela al caldo.
Vi segnalo a riguardo un post che vi sarà di aiuto come lo è stato per me, targato MTChallenge ovviamente!

Riempite la pentola con acqua e portatela a 60° trasferite poi la pentola sul fuoco più piccolo al minimo. Per creare il sottovuoto anche senza macchina, potete chiudere il sacchetto lasciando solo un angolino aperto, fatelo scorrere lungo il bordo del tavolo e quando l'aria è uscita tutta richiudete subito. Con le mollette da bucato fissate la busta con le capesante alla griglia.
Immergete il sacchetto nell'acqua facendo attenzione che non tocchi il fondo della pentola e lasciate cuocere per 50-60 minuti controllando la temperatura spesso (io ogni 10 minuti, ma sono ansionsa :))

Trascorso questo tempo versate i liquidi della marinata e cottura in una padella calda, aggiungete un filo d'olio ancora e fate saltare qualche minuto i cipollotti puliti, lavati e tagliati in 4. Regolate di sale e pepe, aggiungete anche le capesante e fate rosolare brevemente (pochi secondi) da un lato e dall'altro.

Servitele nelle loro conchiglie condendole con il fondo di cottura, con i cipollotti e la salsa olandese e decorate ciascuna conchiglia con la mezza bacca tagliata a metà.

Il mio open sandwich pesche, erborinato e sciroppo al balsamico per il Club del 27


Oggi al Club del 27 si va in nord Europa con la carrellata di open sandwiches (smørrebrød)
tipici delle tavole dei paesi Scandinavi dove vengono serviti durante i tradizionali buffet freddi o smörgåsbord.
Il libro da cui abbiamo attinto questi meravigliose ricette è Open Sandwiches di Trine Hahnemann 



La nostra mitica Ilaria ha scritto un articolo bellissimo sull'argomento che vi invito a leggere qui.
Io ho ceduto al meraviglioso connubio pesca e formaggio erborinato, servito su una fetta di pane di segale (nella ricetta originale pane a lievitazione naturale). Condito con qualche goccia di sciroppo al balsamico è stata un'esplosione di sapori e contrasti meravigliosi.
Ve lo consiglio vivamente!


Open sandwich Peaches, blue cheese and balsamic syrup


Per 4 persone
15 g di miele (circa un cucchiaio)
60 g di aceto balsamico (circa 4 cucchiai)
4 pesche non troppo mature
30 g di burro salato
4 fette di pane a lievitazione naturale (io di segale)
50g di formaggio erborinato *io Bergader
fiori di timo o maggiorana (facoltativi)

*potete scegliere l'erborinato che più vi piace: gorgonzola, Roquefort, Blue Stilton.. ma anche formaggi stagionati come il nostro Parmigiano Reggiano

In una piccola padella sciogliete il miele, aggiungete l'aceto balsamico e lasciate sobbollire 2-3 minuti a fiamma dolce.
Lavate e tagliate le pesche a spicchi e saltatele in una padella con il burro fino a che non saranno leggermente dorate.
Tostate le fette di pane e disponetevi sopra le pesche direttamente prese dalla padella, sbriciolatevi sopra il formaggio e aggiungete qualche goccia di sciroppo al balsamico. Decorate con i fiori di timo o maggiorana (se li usate)

Rolls orfani - Omaggio ad Alessandra Gennaro


Questo mese all'MTChallenge ci sfidiamo a colpi di rolls, i rotolini finger food proposti dalla bravissima  Giovanna di Gourmandia, che ci ha riportato ai tempi in cui c'era ancora quel piacere di ricevere ospiti, di preparare la tavola, di stupire con creazioni anche stravaganti e abbinamenti insoliti.
Inizialmente avevo in mente tutta un' altra idea per i miei rolls, volevo farli rotolare giù per la via Emilia :) da Piacenza fino a Rimini ,  riempiendoli di tutte le cose buone che si trovano lungo questa antica strada, che solitamente finiscono dalla nostra tavola direttamente sul nostro girovita.
Ma poi ho cambiato idea. Così, tutto d'un tratto. Mi è venuta in mente lei, la nostra Old Fashioned Lady, che di un paio di ballerine e un filo di perle ha fatto il suo logo distintivo, che fin dai tempi di Menù Turistico stupisce e delizia il web con le sue ricettee originali, innovative, raffinate: alcune complesse altre strafurbe, ma tutte sempre con il suo inconfondibile tocco di genialità. Tutto qesto quando ancora la maggior parte di noi doveva capire da che parte si gira la manovella per accendere il gas :). Ergo: "se la classe non ce l'hai, nessuno te la può insegnare".

Spero di aver dato degna destinazione a queste ricette, queste sue piccole "perle" che ho usato per la mia "collana" di rolls :)
Non vorrei sfigurare.. Ho visto in giro rolls meravigliosi, dei veri gioielli :)))

Ho "adottato" qualche ricetta di Alessandra per i miei rolls. Ricette Orfane, è la pagina che Alessandra ha su facebook per condividere e far adottare le sue ricette. Da qui il nome, Rolls Orfani, fatti con ricette che avevo già notato e che ho amato alla prima lettura, pregustandole e sognandole lungamente.Questa era l'occasione giusta per provarne una buona parte.

Chiamatemi pure come volete (lecchina, ruffiana, ecc..) ma per Alessandra nutro un affetto speciale.
E non c'entrano mire di vittore (per gare dove non si vince nulla) :) o per visibilità di cui non me ne è mai fregata una cippa (basta vedere la frequenza con cui aggiorno questo blog) o altre amenità.
Da quando ho avuto la fortuna di incontrarla, lei c'è sempre stata; per sostenermi in momenti di orrendi, spronarmi quando ero in confusione, scoprire e valorizzare capacità che neanche sapevo di avere.
Quindi mi è venuto spontaneo renderle omaggio mettendo in questi rolls qualche suo cavallo di battaglia, quelle ricette da "porca figura" che l'hanno resa popolarissima (e invidiatissima) in tutto il web. L'unico cruccio è non poter vedere la sua faccia quando leggerà questo post :)))
Scherzi a parte, grazie ancora Ale, di tutto.

Da sinistra: rondelle di baci di dama salati, brisée al salame, focaccia genovese



Rolls di mortadella con gelato di parmigiano e cipolla  brasata al balsamico  su base di  bacio di dama salato

 
e
3 fette di mortadella da 3-4 mmm spessore


Gelato al Parmigiano di Alessandra Gennaro
350 g  di panna da montare non montata
200 g di Parmigiano Reggiano

In un casseruolino, far scaldare la panna fin quasi al punto di ebollizione: versarvi il Parmigiano tutto in una volta e, con un cucchiaio di legno, mescolare bene, a fiamma bassa, fino a quando il formaggio si è completamente sciolto. Filtrare attraverso un colino a maglie fitte, direttamente in un contenitore dai bordi alti e mettere in frigo per almeno sei ore.

 Cipolla brasata al balsamico
1 cipolla rossa
1 cucchiaio di aceto balsamico
olio evo q.b.
sale fino
pepe nero al mulinello
un cucchiaino di zucchero
In una padella mettete un giro d'olio evo e fate rosolare cinque minuti la cipolla tagliata sottile aggiungendo lo zucchero e regolando di sale e pepe. Trascorso questo tempo aggiungete l'aceto balsamico, coprite e continuate la cottura a fiamma bassa per altri 10-15 minuti fino a che non sarà morbida e cremosa. Fate raffreddare.
100 g di farina di mandorle
100 g di farina debole
100 g di burro freddo di frigorifero
dai 50 ai 70 g di Parmigiano reggiano grattugiato
un cucchiaino di sale

Lavorate tutti gli ingredienti velocemente con le punte delle dita. Appena gli ingredienti staranno insieme avvolgete l'impasto in pellicola trasparente dandogli la forma di un salsicciotto diametro 5 cm circa. Lasciate riposare in frigo almeno un paio d'ore.
Con una lama tagliente tagliate tante rondelle di spessore poco meno di 1cm e disponetele su una teglia foderata di carta forno. Cuocete a 150-160° statico per 15 minuti.
Fate raffreddare su una gratella.

Stendete le fette di mortadella su due pezzi di pellicola trasparente leggermente sovrapposti. La pellicola dovrà avere i bordi liberi per almeno 5-6 cm.
Rifilate le fette in modo da ottenere un rettangolo lungo cira 25 cm.
Sulla parte bassa spalmate il gelato di Parmigiano, distribuite quindi sul gelato la cipolla brasata e cominciate ad arrotolare aiutandovi con la pellicola.


Disponete altri due fogli di pellicola sul piano di lavoro e appoggiatevi il roll senza la pellicola usata in precedenza. Arrotolate nuovamente facendo scorrere il rotolo tenendo le estremità della pellicola che vi serviranno poi per serrare il tutto. Trasferite in freezer per almeno 2-3 ore.
Tagliate delle rondelle di circa 2-3 cm di spessore e appoggiatele sulle rondelle di baci di dama.  
Decorate con una puntina di cipolle brasate e un pò di farina di mandorle.


Filetti di platessa con ripieno di Homity Pie e lemon curd salato su focaccia ligure 

4 filetti di platessa cotti a vapore
sale, pepe nero e prezzemolo tritato

Per il ripieno della Homity Pie (ho omesso la panna e il formaggio)
 350 g di patate
200 g di cipolle
1 porro
1 spicchi d'aglio
tre-quattro rametti di timo fresco
un bel ciuffo di prezzemolo
1 spicchio d'aglio
olio extravergine

Riporto il procedimento come spiegato da Alessandra: sbucciate le patate, sciacquatele sotto l'acqua corrente, asciugatele, tagliatele a tocchetti e fatele cuocere in acqua fredda, leggermente salata per circa  5 minuti dal bollore devono rimanere sode, senza disfarsi.
Nel frattempo,mondate le cipolle e il porro, lavateli bene (attenzione al porro, la terra si annida dappertutto)e affettateli finemente.
Prendete una padella larga e versatevi un giro d'olio: appena è caldo, fatevi dorare lo spicchio d'aglio (non sbucciatelo,se preferite un sapore meno intenso); unite poi le patate, le cipolle e il porro, salate, fate saltare per qualche minuto, poi abbassate lafiamma e portate a cottura, aiutandovi con uno o due mestoli di acqua calda: alla fine, gli ortaggi dovranno essere morbidi e cremosi. 
Lasciateli intiepidire, poi metteteli in una terrina, assieme al prezzemolo tritato, allefoglioline di timo. Mescolate bene e aggiustate di sale e pepe.
Tenete in frigo fino al momento di servirvene.

Lemon curd salato di Alessandra
Prendete tre tuorli e montateli a bagno maria, aggiungendo a poco a poco 100 g di burro, sempre montando. Quando avete raggiunto la consistenza di una massa spumosa, aggiungete due o tre cucchiai di olio extravergine a filo e, in ultimo, il succo di due limoni e la scorza grattugiata di uno solo . Salate e invasate da caldo.
Tenete in frigo almeno un giorno prima di utilizzarlo.

Focaccia ligure di Alessandra
per una teglia rettangolare di 40 x 30 cm circa
250 g di farina 00
250 g di farina 0
dai 280 ai 320 ml di acqua
1 cucchiaino di malto
12  g di lievito di birra fresco
2 cucchiai d'olio extravergine
10 g di sale fino
Ad aggiungere:
2 cucchiai di olio extravergine
mezzo bicchiere d'acqua (circa 50 ml)
una piccola manciata di sale grosso

Sciogliete il lievito e il malto in poca acqua tiepida, fate riposare una decina di minuti in modo che il lievito si attivi.
Nella ciotola della planetaria se usate il robot oppure a mano mettete le farine setacciate e il lievito sciolto nell'acqua. Iniziate ad impastare aggiungendo l'acqua, l'olio e il sale. Io sono arrivata a 250 ml di acqua e sono stata a guardare come si comportava l'impasto. Era ancora un pò tenace ho aggiunto pian piano altri 30 ml di acqua e impastato ancora 5 minuti. Alla fine l'impasto era bello elastico e ben idratato.
Fate lievitare coperto, per un'ora.
Poi versate l'impasto direttamente nella teglia, unta con abbondante olio extravergine.
Chi meglio di Alessandra può spiegarvi come fare la vera focaccia genovese? Riporto le sue parole:

Non usate il mattarello, ma spianate l'impasto con la punta delle dita, stirandolo per allargarlo. Non preoccupatevi se questo non vi obbedirà al primo colpo e tenderà a restringersi: sono gli scherzi della maglia glutinica... Lasciate riposare qualche minuto, poi riprendete, sempre lavorando coi polpastrelli.
Alla fine, lasciate lievitare fino al raddoppio. 
Accendete il forno a 230 °C, modalità statica e preparatevi a fare gli ombrisalli o gli oeuggi, vale a dire i caratteristici buchini, nei quali si depositeranno l'olio, l'acqua e il sale, determinando quelle "chiazze" bianche e un po' gelatinose che contraddistinguono la nostra focaccia. I veri fornai vanno giù decisi, usando non la punta delle dita, ma la seconda falange: lavorano "di taglio", cioè, non dal basso verso l'alto come comunemente si crede e come facevo anch'io. Il motivo è che in questo modo si creano buchi più profondi, senza il rischio che si rompa l'impasto: ovvio che se usate la forza di venti braccia probabilmente ammaccate anche la teglia, ma ci siamo capiti.
Ed ora, il discorso salamoia: fino a pochi anni fa, annegavo la focaccia nell'acqua e la facevo cuocere lì dentro. Il forno era consenziente, ottenevo un risultato soddisfacente, eravamo tutti contenti. Poi, all'improvviso, il mio forno ha iniziato a cuocere diversamente-e io ho iniziato a capire cosa intendevano dire le mie amiche, quando lamentavano che l'acqua non si fosse asciugata e la parte inferiore della focaccia fosse rimasta molliccia. Da qui, ho ridotto notevolmente le dosi della salamoia: faccio i buchi, verso un bel po' di sale grosso, aggiungo mezzo bicchiere d'acqua a temperatura ambiente, irroro con abbondante olio (sempre extravergine, sempre di ottima qualità) e poi inforno, a forno caldissimo (230°C, il mio) per 15- 20 minuti. Sempre nel mio forno, verso la fine della cottura devo girare la teglia, per avere una coloritura uniforme in superficie, ma questa è l'unica eventualità che vi si potrebbe presentare: quando è pronta, è così: 


Cuocete al vapore per pochi minuti i filetti di platessa (nell'acqua ho aggiunto i limoni spremuti del lemon curd e qualche rametto di timo) salateli e pepateli e cospargeteli con un pò di prezzemolo tritato. Fate raffreddare completamente.
Battete i filetti di platessa fra due pezzi di pellicola trasparente per appiattirli un pò.
Disponeteli su due fogli di pellicola trasparente leggermente sovrapposti (sia la pellicola che la platessa :) dando una forma rettangolare.
Spalmate il lemon curd su tutta la superficie lasciando un paio di centimetri dai bordi.
Sulla parte bassa del rettangolo spalmate il ripeno della Homity pie ed arrotolate tutto aiutandovi con la pellicola e formando un cilindro.
La foto indegna non rende giustizia alla bontà di questo roll!

Disponete sul piano da lavoro leggermente bagnato altri due pezzi di pellicola trasparente leggermente sovrapposti e disponetevi il cilindro senza la pellicola utilizzata prima.
Arrotolate nuovamente tenendo le estremità della pellicola e facendo rotolare sul piano in modo da ottenere un cilindro ben stretto.

Mettete in freezer almeno un paio d'ore.
Tagliate la focaccia in cerchi dello stesso diametro del cilindro di platessa.
Togliete il cilindro dal freezer e tagliatelo a rondelle di 2-3 cm di spessore.
Disponete le rondelle sui cerchi di focaccia e decorate con una goccia d'olio evo e una scorzetta di limone.


Rolls di pomodori secchi con Patè di fave alla ligure e crema di pecorino su disco di brisée al salame

150 g di pomodori secchi
Per il paté di fave alla ligure di Alessandra
100 g di fave sgusciate
1 spicchio d'aglio
maggiorana q.b.
olio evo

Far sbollentare le fave, per qualche minuto e poi togliere la pellicina esterna. Frullatele con sale, aglio e maggiorana. Una volta ottenuta una crema, montarla con un filo d'olio, come per fare la maionese.
per la brisée (dal libro Torta a Torta) :
100 g di farina debole,
50 g di farina integrale
75 g di burro
1 cucchiaio di acqua fredda
1 cucchiaino di sale
50 g salame tritato
Lavorate tutti gli ingredienti velocemente, formate un cilindro diametro circa 5 cm e avvolgetelo nella pellicola.
Lasciatelo riposare in frigo un paio d'ore almeno.
Tagliatelo a rondelle di spessore max 1 cm, disponetele su una teglia foderata di carta forno e cuocete a 160°C statico per 15 minuti.

Per la crema al pecorino
100 g pecorino stagionato grattugiato
200 g panna fresca da montare

In una casseruola portate la panna quasi a bollore, versatevi il pecorino grattugiato e mescolate bene a fiamma bassa fino a che non si sarà sciolto.
Trasferite il tutto in una ciotola e tenete in frigorifero un giorno.

Per i pomodori secchi
In una pentola portate a bollore un litro d'acqua con un pò di aceto. Spegnete ed immergetevi subito i pomodori. Lasciateli così coperti per una mezz'ora buona finchè non saranno teneri.
Asciugateli bene e appiattiteli delicatamente con un batticarne.
Disponeteli su una pellicola trasparente leggermente sovrapposti formando un rettangolo.
Spalmate il dip di fave sulla parte bassa del rettangolo e disponetevi sopra la crema di pecorino.
I brutti ma buoni :)

Arrotolate stretto a cilindro e trasferitelo poi su dell'altra pellicola trasparente, eliminando quella usata in precedenza. Arrotolate di nuovo tenendo per le estremità fino a formare un nuovo cilindro.
Riporre in freezer almeno 3 ore.
Tagliare delle rondelle spesse 3 cm e appoggiatele sui dischi di brisée al salame.
Decorate con qualche strisciolina di porro fritta.


Con questa ricetta partecipo all'MTChallenge n. 66 dedicato ai Rolls




Terrina ai frutti di porco


Ci sono alcuni momenti in cui mi rendo conto della vastità della mia ignoranza. Veri buchi neri, voragini di saperi mancati e mancanti, di nozioni sconosciute, di preparazioni mai provate. Se c'è una cosa che mi spaventa è proprio il non sapere e la conseguente mancanza di controllo sulla situazione.
Questi momenti capitano spesso il cinque del mese, data di pubblicazione della nuova sfida 'MTChallenge :-)
Vero anche che sono sempre pronta ad imparare e a mettermi in gioco, senza brame di vittoria o di podi, e quindi bene o male me la cavo ogni volta, ma sopratutto ogni volta imparo davvero qualcosa che è poi quello che mi interessa veramente. L'importante è il viaggio, non la meta :)

Questo mese Giuliana, la nostra mitica Gallina Vintage, ha proposto un classico della cucina francese: le terrine.
Qui apro l'angolo del vocabolario e cerco di fare un pò di chiarezza, soprattutto a me stessa :)
Come riportato sul primo libro targato MTChallenge "L'Ora del Paté" si distinguono le varie preparazioni :
Terrina: preparazione che parte da ingredienti solitamente crudi, tritati in modo grossolano e fatti poi cuocere al forno, all'interno del recipiente da cui prende il nome. Il legante, se è previsto, è di solito la gelatina.
Paté: impasto di carne, pesce o vegetali prima cotti e poi tritati finemente e successivamente legati col grasso, animale o vegetal. Si serve sempre con pane o cracker o altri accompagnamenti simili.
Rillette: originariamente riservata alle carni che venivano fatte cuocere nel loro grasso fino a sfilacciarsi del tutto e poi grossolanamente tritate e legato con lo stesso grasso di cottura.
Mousse: preparazione a base di carne, pesce, vegetali crudi o cotti, il cui legante è la prima montata e/o l'albume, da incorporare al posto del burro.

Con le definizioni mi fermo qui, ma si sa che dietro ad ogni piatto c'è una storia, ed io sono troppo curiosa :)


"Di forma ovale, la terrina è un contenitore generalmente collocato su un vassoio, con un rivestimento e accompagnato da una grande cucchiaio ovale e una forchetta per servire. L'origine del piatto è un pò misterioso; è probabile che questo tipo di contenitore sia una lussuosa imitazione dei modesti contenitori di terra cotta, senza piedi nè manici, utilizzate in cucina per la cottura dei paté. Tuttavia sembra che nelle terrine d’argento venissero serviti piatti che assomigliavano a dei ragù. Insieme alle zuppiere di forma rotonda, le terrine facevano parte gli elementi più importanti del servizio da tavola. Nella prima metà del XVIII secolo, un numero costante e uguale di pentole e zuppiere è stato integrato ai servizi, ma questo equilibrio non è durato" - "Tians e terrine hanno una comune etimologia: tian è una vecchia parola provenzale derivante dal grego tegamon che significa padella per friggere e che indica un piatto in terra cotta; terrina deriva dal vecchio vocabolo francese terrin , attestata a partire dal XIV secolo e che significa pentola di terracotta. E’ quindi lo stesso piatto che in lingua d’Oil si chiama terrina e in lingua d’Oc (Occitano) si chiama tian -. La differenza principale tra questi due piatti di argilla è che il Tian è un piatto terracotta smaltata generalmente rettangolare e scoperto, mentre la terrina, smaltata o no, è sempre coperta con un coperchio.
Ma da dove proviene?

"Il maresciallo Contades, comandante militare di stanza in Alsazia fra il 1782-1788, volle rispettare il regime culinario di quella provincia e prese con sé il suo cuoco normanno di nome Close. Il giovane cuoco si era guadagnato una certa reputazione nell’alta società del tempo. Egli intuì ciò che il foie gras poteva diventare in mani esperte. Con l'aiuto di combinazioni classiche prese in prestito dalla scuola francese, lo elevò –sotto forma di paté-, al livello di piatti da sovrani, addensando e concentrando la materia prima, circondandolo con ripieni di carne di vitello e lardo tritati che copriva con una sottile crosta dorata e finemente decorata. Questo era il paté di foie gras originale.
Nel 1788 il maresciallo Contades fu sostituito dal maresciallo Stainvillier così Close prestò servizo per qualche tempo presso il Vescovo di Strasburgo, ma avendone abbastanza di fare da servitore, sposò la vedova di un pasticcere francese di nome Matie, si stabilì a Strasburgo dove, per la prima volta, vide vendere quei meravigliosi paté che fino ad allora erano stata la gioia esclusiva del Vescovo, di M. de Contades e dei loro ospiti. Con la rivoluzione francese, i parlamenti sparirono assieme al vecchio regime. I nobili licenziavano i loro cuochi, e proprio uno di essi, Doyen, il cuoco del Presidente del Parlamento di Bordeaux, andò a cercare fortuna a Strasburgo. Giovane, intelligente ed ambizioso, il giovane Doyen inizia dapprima con le preparazioni più semplici come le chaussons de pomme (sfogliatine alle mele), dove eccelleva, poi scoprì les chaussons de veau (fagottini di vitello tritato); ma il paté di Close era ciò che gli interessava veramente, a cui però mancava qualcosa, e quel qualcosa lo trovò lui : con l’aggiunta del tartufo profumato del Perigord l’opera fu completa”
 Histoire de la terrine ou du pâté de foie gras J. FAVRE Dictionnaire universel de la cuisine.1895

Tornando a noi. :)
Per la mia terrina avevo poche idee ma confuse :))
1.volevo fare una terrina in crosta
2.di carne,
3.di un solo tipo di carne, non amo i mix
4.di carne di maiale,
5.ma con anche la mortadella,  eh
6.si ma non comperata,
7.fatta in casa,
8.allora ci vuole la spalla del maiale, uhhh con le bacche di ginepro!
9.ci faccio una marinata con la birra rossa e poi una parte la macino,
10.una parte la taglio a listarelle che lo dice anche Bocuse
11.eppoi del maiale non si butta via niente, lardo compreso 
12.e allora ordiniamo il lardo fresco dal macellaio, che un pò lo frullo con la spalla
13.e col ghiaccio tritato ci faccio la mortadella
14.e un pò lo faccio a listarelle, come per la spalla ma le sbollento prima come fanno per la mortadella
15.e magari ci metto del prosciutto cotto
16.oltre la pancetta della copertura ovviamente...
Ecco nati i frutti di porco :)
L'abbinamento con i frutti di bosco era lì a portata di neurone (esausto) e ho ceduto alle loro meravigliose sfumature di rosso e al loro sapore aspro che col maiale ci sta benone!
Nei camini ho colato gelatina. Ai frutti di bosco, ovviamente :)

Grazie Giuliana, mai avrei fatto una terrina se non fosse stato per te, la nostra gallina dalle terrine d'oro! :))


Ed ecco la mia:
TERRINA AI FRUTTI DI PORCO


Per il ripieno
700 g di spalla di maiale
400 g di lardo fresco in un solo pezzo
250 g di ghiaccio tritato
300 g di prosciutto cotto in una fetta
250 g di pancetta tagliata sottile
1 uovo
200 g di frutti di bosco misti(io surgelati, se in stagione meglio freschi)
pangrattato q.b.
Mix di spezie:
1/2 cucchaino di paprika forte
1/2 cucchiaino di cannella
1/2 cucchiaino di noce moscata
1 spiccio d'aglio tritato
sale e pepe q.b.
Per la marinata
300 ml di birra rossa
2 foglie di alloro
qualche bacca  di ginepro
qualche grano di pepe nero
un rametto di salvia
Per la pasta (Ricetta tratta da Torta a Torta)
300 g di farina 00
90 ml di birra rossa
100 ml di olio evo
1 cucchiaino di salamoia bolognese (mix di sale, rosmarino, salvia, aglio tritati)
Per la gelatina
frutti di bosco misti
2 fogli di gelatina
2 bicchieri d'acqua
Per spennellare la superficie
1 tuorlo
2 cucchiai di latte
Per la salsa
1/2 scalogno
50 g di burro
40 di farina
50 ml di birra rossa 
100 ml di latte
1 cucchiaio raso di zucchero
sale e pepe nero al mulinello
Per le cipolle borrettane in agrodolce
500 g cipolle borrettane
una noce di burro
1 cucchiaio di miele
100 ml di aceto balsamico
sale e pepe nero al mulinello

Giorno 1
Tagliate la spalla di maiale a listarelle grosse e lunghe come un dito, pulendola man mano dalle nervature.
Mettete la carne in una ciotola capiente, versatevi sopra la birra, aggiungete l'alloro, la salvia e i grani di pepe e le bacche di ginepro leggermente pestati.
Coprite con pellicola e fate riposare in frigo una notte, mescolando un paio di volte per insaporire bene il tutto.
Preparate la pasta mettendo la farina in una ciotola, fate un buco al centro ed unite l'olio. Impastate velocemente fino a che la farina non abbia assorbito tutto l'olio, unite la birra e la salamoia e continuate ad impastare fino ad ottenere un composto omogeneo.
Avvolgetelo in pellicola trasparente e tenetelo in frigo fino al momento di servirvene.
Giorno 2
Scolate la carne dalla marinata ed asciugatela bene con carta da cucina.
Per preparare la farcia prendetene una metà e  macinatela col tritacarne poi prendete circa 250 g di lardo dal totale, tagliatelo a pezzetti e macinate pure quello.
Mettete il macinato di spalla nel bicchiere del frullatore con metà giacchio e il mix di spezie. Frullate a più riprese fino a che il ghiaccio non si sia ben amalgamato e la massa sarà montata e diventata di un bel rosa chiaro. Unite il lardo macinato col restante ghiaccio e continuate a frullare. Quando tutto sarà ben amalgamato e montato unite l'uovo e frullate fino a che non sarà incorporato.

Trasferite la farcia in una ciotola e mettetela in freezer mentre stendete la pasta (non più di mezz'ora) e preparate gli altri ingredienti: tagliate il prosciutto cotto e il lardo rimanente in listarelle di un cm per lato.

Sbollentate le listarelle di lardo per circa 3 minuti e poi raffreddatele subito in acqua ghiacciata. Asciugate e tenete da parte.
Accendete il forno a 180° C modalità statica.
Foderate uno stampo da plum cake con carta forno che sbordi da tutti i lati.
Stendete la pasta e ricoprite lo stampo facendo in modo che anche la pasta sbordi da tutti i lati per un paio di centimetri. Cospargete con del pangrattato e rivestite la pasta con la pancetta e fate un primo strato con la farcia, compattate bene e disponetevi sopra una fila di listarelle di spalla di maiale, accanto disponete una fila di listarelle di lardo, una di prosciutto cotto poi lasciate uno spazio per disporre i frutti di bosco ed ultimate con una fila di listarelle di maiale.





Coprite con un altro strato di farcia e ripetere la disposizione degli ingredienti come sopra. Ricoprite ancora con un ultimo strato di farcia.
Chiudete la superficie le parti delle fette di pancetta che strabordano, spolverizzate con poco pangrattato e chiudete con la restante pasta. Sigillate i bordi creando un decoro. Con la pasta avanzata potete fare dei ritagli sempre per decoro, a me ne è avanzata pochissima e ho potuto realizzare solo un piccolo decoro, ho riprodotto la codina del maiale che ho evitato di mettere accanto al buco del camino per evitare facili metafore :))

Ho praticato due buchi nell'impasto e inserito i camini (le bocchette del sac à poche) che serviranno per sfiatare il vapore e fuoriuscire il liquido che si formerà in cottura.
Spennellate la superficie col tuorlo mescolato col latte ed infonate.
Cuocete a 180°C per la prima mezz'ora, poi abbassate a 160°C per un'altra ora circa. Sfornate e lasciate raffreddare.
Verso la fine della cottura cominciate a preparate la gelatina.
Mettete i restanti frutti di bosco in una padellina, aggiungete un bicchiere d'acqua e portate ad ebollizione, schiacciando bene i frutti. Ammollate due fogli di gelatina in acqua fredda.
Passate i frutti con un colino e raccoglietene il succo. Riportate a lieve bollore poi spegnete ed unitevi la gelatina, mescolate bene e fate intiepidire.
Versate la gelatina pian piano attraverso i camini, fintanto che ne riceve. (Nota dolente: Io ne ho versata poca, non riuscivo a capire bene che giro facesse e per paura di fare disastri mi sono fermata. Peccato, perchè avrebbe colmato completamente il vuoto fra il ripieno e la crosta con anche un bellissimo effetto cromatico).
Trasferite in frigorifero dove la terrina deve riposare almeno un giorno.
Giorno 3
Preparate le cipolle:
in una padella rosolate le cipolle col burro, regolate di sale e pepe e aggiungete il miele.
Sfumate con l'aceto e fate cuocere fino a che non saranno tenere e si sarà formata una deliziosa salsina.
Per la salsa:
Rosolate lo scalogno tritato nel burro, aggiungete la farina e fate cuocere qualche minuto. Aggiungete la birra, il latte e lo zucchero.  Regolate di sale e pepe, coprite e fate cuocere per circa 10 minuti, passare la salsa al setaccio o frullarla con un mixer ad immersione.

Tagliate la terrina a fette spesse un paio di cm, sul fondo del piatto versate un cucchiaio di salsa, appoggiate vicino la fetta di terrina e completate con qualche cipolla in agrodolce.

Ta-daaaaan!

Con questa ricetta partecipo all'MTChallenge di Marzo dedicato alle terrine



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...